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Salt Bae e la sua storia: da lavapiatti a vivere nel lusso

Salt Bae – Fonte: @web

Salt Bae, imprenditore con 32 ristoranti si racconta, come si passa da lavapiatti a vivere nel lusso sfrenato.

L’imprenditore con 32 ristoranti svela la sua storia: dal gesto di spargere il sale ai “23 figli, uno all’anno”.

Nusret Gökçe, conosciuto come Salt Bae, è il macellaio più ricco del mondo. Come imprenditore con 32 ristoranti e 4.000 dipendenti, è diventato una celebrità grazie al gesto di spargere il sale (e l’acronimo Bae significa “Before anyone else”). Oggi si apre in un’intervista al Corriere della Sera: “A casa mia, la carne non è mai stata abbondante, eravamo così poveri che a tavola avevamo solo una fetta di pane e un pomodoro”, esordisce. Ora, invece, è “un imprenditore che lavora ogni giorno da 26 anni, il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Non ho mai preso vacanze, dormo poco di notte. Il business non riposa mai”.

Il gesto più famoso: spargere il sale

Il gesto che lo ha reso famoso, cioè quello di spargere il sale, “è qualcosa che proviene dal cuore, è il mio marchio di fabbrica. Un po’ come quando Ronaldo fa il suo celebre “siuuu” dopo un gol”, afferma a Michela Proietti. “Nel 2017, Instagram ha reso virale il gesto del sale: un cameriere ha registrato un video di me e l’ha condiviso. La mattina successiva, milioni di follower mi chiamavano Salt Bae”. Il successo è arrivato attraverso il taglio della carne: “In Turchia non c’erano steakhouse: ho chiesto al mio capo di andare in Argentina per capire il modo in cui tagliavano la carne. Mi ha detto di no, quindi con i miei risparmi ho preso un volo economico per Buenos Aires e sono rimasto lì per 6 mesi. Mi sono recato al consolato turco e ho detto: ‘Voglio imparare’. Non sapevo né l’inglese né lo spagnolo: quando sono tornato a Istanbul, la gente parlava solo di me e il mio capo mi ha licenziato”. A quel punto, sono andato negli Stati Uniti: “Tagliavo la carne nel ristorante di un connazionale. Gli dicevo: ‘Non sono qui in vacanza, un giorno aprirò io un locale a New York'”.

Il ristorante a Milano

Era un aiuto-lavapiatti. Successivamente, l’uomo d’affari Mithat Erdem ha creduto nel suo progetto. Ha aperto il suo primo locale e io gli ho detto: “Il mio nome è il marchio”. La “et” finale di Nusret, in turco, significa carne. Da lì è cominciato tutto: in poco tempo ho “ripagato” la mia parte. Lavoravamo incessantemente 12 ore al giorno e facevo dormire il personale a casa mia perché avevo paura che non si presentassero il giorno successivo. E poi la crescita: grazie all’ingresso di Ferit Sahenk, un magnate turco che è anche mio socio, abbiamo aperto ristoranti ovunque. Negli Stati Uniti, in Qatar, negli Emirati Arabi e a Mykonos. In Italia, vorrei aprire a Milano, ma non c’è il posto adatto. Sono alla ricerca di un locale in una strada: non voglio un ristorante in cima a un grattacielo, come tutti gli altri.

La Coppa del Mondo e le critiche

Riguardo alle critiche dei dipendenti, afferma che sono solo notizie false. Tuttavia, sembra che l’extra per il taglio di carne al tavolo sia reale. Per me, far sentire bene i clienti è più importante dei soldi. Chiunque si sieda al mio ristorante è un ospite d’onore, che ordini un hamburger o la golden ottoman. Quella ricoperta d’oro è invece carne di altissima qualità: gli animali sono stati ascoltati musica e massaggiati. È il prezzo giusto. E le donne nel mio staff? Ne formiamo molte presso l’Accademia di Istanbul, con stage retribuiti. Infine, per quanto riguarda il gesto di prendere in mano la Coppa del Mondo, non sapevo che fosse vietato. Credo che molti non ne fossero a conoscenza, e oggi, grazie a me, sappiamo una cosa nuova. Per quanto riguarda i 13 figli, è una bufala: ne ho 23, uno all’anno. Ma sono single. La mia vita è troppo frenetica per una relazione di coppia.

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