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Unipa, spunta la lista delle studentesse più desiderabili: “Trattate come oggetti”

Domani, 25 novembre, si celebra la giornata internazionale contro ogni forma di violenza sulle donne. Proprio oggi, riceviamo una segnalazione anonima sulla tematica da parte di una studentessa che svela, se tutto fosse confermato, una realtà raccapricciante. Riportiamo di seguito il testo integrale.

Ciao YoUnipa, sono una studentessa afferente ad uno dei corsi di studio del Dipartimento di Economia.
Ti scrivo perché qualche mese fa sono finita, mio malgrado, in una di quelle voci di corridoio, quelle che si trasmettono di bocca in bocca velocemente, che vengono storpiate racconto dopo racconto, tra i corridoi del dipartimento.
In questo caso la notizia riguardava una lista di cui facevo parte.
Una lista sui generis, non solo per l’oggetto (specificatamente si trattava di una lista di studentesse classificate secondo le migliori prestazioni sessuali) ma anche per l’ignobile soggetto redattore
“.

“Lista redatta da un ricercatore”

A redigere questa classifica infatti è stato uno dei dottori di ricerca del dipartimento, un mio ex collega con cui peraltro non sono mai andata oltre un caffè alle macchinette. Con cui non ho mai avuto alcun contatto se non dei saluti sfuggenti e uno scambio di sorrisi tra i corridoi dell’edificio. Di certo non ha mai avuto modo di giudicare le mie capacità orali, nemmeno a livello di esame di profitto, ma questo non l’ha fatto desistere da scrivere il mio nome e cognome su quella lista, oggettificandomi e mortificandomi.
Questa lista, non solo infamante, svilente, che macchia di sospetto le capacità accademiche di molte, non è diventata fortunatamente di dominio pubblico, ma essendo stata divulgata tramite Whatsapp ad altre persone si è diffusa silenziosamente in Dipartimento, insinuandosi tra colleghi, docenti e qualcuno del personale tecnico amministrativo”.

“Nessuna punizione”

Io sono stata informata direttamente, screenshot alla mano da un collega che fa parte di un’associazione universitaria, a cui ho chiesto più volte se anche le associazioni potessero fare qualcosa a riguardo ma che mi ha risposto che non possono mettersi contro i docenti, il coordinatore, il sistema.
Quando ho saputo che la cosa era arrivata anche alle orecchie del coordinatore del dottorato, tra l’imbarazzo nel portare questa lettera scarlatta addosso, che sta via via un po’ sbiadendo, e un inspiegabile senso di colpa, come se fossi responsabile in parte della molestia subita, avevo tirato un sospiro di sollievo perché pensavo che a quel punto un qualche provvedimento sarebbe stato preso.
Mi rincuorava il fatto che di lì a poco ad essere nei bisbiglii dei colleghi all’Università non ci sarei stata io o l’altra collega sulla lista, ma ci sarebbe stato il mio collega dottorato con la sua giusta punizione per aver fatto qualcosa di sbagliato, di ingiusto, qualcosa che ti macchia e ti lascia il sospetto e la vergogna addosso.
Ovviamente se sono qui a scrivere alla vostra redazione, nell’anonimato, è perchè nulla di tutto ciò è avvenuto, il coordinatore ha tenuto un basso profilo, il dottore in questione continua a fare ricerca e a salutare me e le altre vittime di questa lista infamante quando ci incrocia per i corridoi, lanciando sorrisi che oggi mi sembrano più melliflui di prima.

“Tolleranza zero”

Mi chiedo come sia possibile che certe cose vengano ancora fatte passare in sordina, come sia possibile che certi gesti vengano ancora nascosti sotto al tappeto.
Eppure abbiamo un Prorettore alla “Inclusione, Pari opportunità e Politiche di Genere”, ma forse questa è una trovata del Rettore per attirarsi certe simpatie senza effettivamente provvedere a una rivoluzione culturale, specialmente tra i piani alti dell’Ateneo.
Dal mio coordinatore mi sarei aspettata non certo un atteggiamento da “Tolleranza zero” ma quantomeno che passasse la questione ad una commissione disciplinare, di certo non il silenzio, l’omertà, il celare i problemi”.

“Come assicurare l’anonimato sul portale?”

“Abbandonata l’idea della denuncia per diffamazione, ho cercato di segnalare la questione anche agli organi competenti o comunque ad organi dell’Università, ma è impossibile fare una segnalazione davvero anonima, e mi chiedo perché.
Perché se voglio segnalare gli abusi di un docente o di un dottore di ricerca devo effettuare il log-in sul portale? Cosa mi assicura l’anonimato in una situazione così complessa, delicata, in cui scattano non solo le mie profonde paure sul giudizio degli altri ma anche il timore che l’individuo che mi ha ferita possa scoprire che sono stata io a rompere il silenzio?

Oggi è il 24 Novembre 2022. Sono certa che domani per la giornata contro la violenza sulle donne, i corridoi e le strade del nostro viale si tingeranno di rosa, di rosso e di tutti i colori che servono per lavare la coscienza della comunità accademica. Purtroppo per il mio ex collega non ci sarà nessun cartellino rosso, forse si dovranno attendere altre liste e ragazze più coraggiose di me che denuncino alle Autorità nell’immobilismo dell’Ateneo“.

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