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Università italiane: il 50% degli atenei rischia di chiudere

Grido di allarme lanciato dalla Conferenza dei Rettori. Metà degli atenei italiani hanno i conti in rosso e la situazione sta assumendo tinte assai cupe.

I finanziamenti statali si riducono ogni anno di più: negli ultimi tre sono diminuiti dell’11 %, del 4,6 % nel 2012.

Inoltre, si è passati dai 7,450 milioni del 2009 ai 6,690 dell’ultimo anno.

I numeri, quindi, parlano chiaro: la crisi del sistema universitario italiano è ben visibile a tutti. Gli atenei non riescono più a programmare il futuro, anzi vivono sempre più alla giornata.

E per evitare di chiudere i battenti, gli atenei interromperanno il reclutamento, tra l’altro già bloccato da ben 6 anni per i docenti di prima fascia, rendendo di fatto sempre più alta l’età media dei docenti italiani.

Tagli anche per il diritto allo studio. Il finanziamento per il 2014 è in «percentuali ridicole» secondo i rettori e le borse di studio per l’anno prossimo non potranno essere più di 2000.

Per non parlare, poi, dei problemi del caro affitti per gli studenti fuori sede e della burocrazia che spesso mette la parola fine ad ogni tentativo di innovazione o cambiamento. Aggiungete a tutto questo, inoltre, il blocco arredi imposto dal governo Monti, che permette di investire per arredi o ristrutturazioni solo il 20% di quanto speso nel 2012.

Ci sono, nonostante tutto ciò, ancora speranze per il nostro sistema universitario?

I Rettori provano a dare qualche ricetta. Intanto, una manovra almeno “a breve respiro” che possa dare certezze alla programmazione finanziaria, con almeno 150 milioni l’anno, per tre anni. E più controlli sulle università telematiche – undici in Italia – con serie valutazioni per evitare che danneggino definitivamente le storiche università della penisola.

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