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Body Sushi: il cibo offerto sul corpo di una donna arriva in Italia

Il body sushi è esploso negli anni scorsi per gli addii al nubilato. Oggi la pratica resiste in un locale della movida che cita un’antica arte giapponese.

Una ragazza coperta di sushi, dal sito del locale milanese Sixth Sense
Una ragazza coperta di sushi, dal sito del locale milanese Sixth Sense 

Non c’è solo la ragazza ricoperta di cioccolato nel buffet dell’hotel di Golfo Aranci che ha scatenato mille polemiche. Il corpo femminile proposto come vassoio su cui offrire del cibo si può trovare anche altrove. Per esempio un po’ più a nord della Sardegna, in quel di Milano dove si può partecipare a cene condite con il Nyotaimori che significa in pratica Body Sushi: mangiare non da un piatto ma prendendo le portate poste sulla pelle di una donna che diventa tavola umana.

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Accade in un locale meneghino che unisce la tavola nipponica agli spettacoli di lap dance. “A pochi passi dai Navigli, nel cuore della movida milanese, Sixth Sense propone serate alternative di body sushi, l’antica pratica di servire cibo sul corpo di una donna, considerata una tecnica artistica paragonabile al body painting” si legge nella presentazione del locale sul web.

Sul sito si pubblicizza il servizio con i costi: “Una bottiglia di vino ogni 4 persone e l’acqua sono compresi nel prezzo di 60 euro a persona per la cena semplice con 20 pz. di sushi a testa”.

Cosa è il Body Sushi

Segue spiegazione dettagliata sulla proposta: “Il Nyotaimori, meglio conosciuto come Body Sushi, la pratica giapponese di servire cibo sul corpo nudo di una donna, è considerata un’arte antica, soprattutto in Occidente, dove ha assunto un’allure mistica. Secondo alcuni studi di storia e cultura giapponese è considerata una pratica underground, nata intorno agli anni ‘80, in pieno boom economico, nelle comunità giapponesi all’estero e legata alla criminalità nazionale. Insomma, per i giapponesi una “moda” nata all’estero”. E ancora: “Un modo per gustare il più famoso piatto nipponico in maniera goliardica, originale ed alternativa”.

In questa descrizione sta tutta la “confusione” che riguarda un atto che ha ancora una volta come  protagonista (non attivo) il corpo femminile utilizzato come mezzo, strumento, tramite per qualcos’altro. Quindi oggetto.

Quali sarebbero le differenze con quanto accaduto nell’hotel sardo? Lo abbiamo chiesto al titolare del Sixth Sense che riguardo alla legittimità e all’opportunità di proporre questo tipo di servizio ha risposto senza voler dire il suo nome: “Sono stato anche in televisione”. Sottintendendo di non avere mai avuto problemi di nessun genere con l’offerta del Body Sushi che, in effetti, tanti anni fa come fenomeno era esploso in Italia. Ma via via è andato scomparendo. Come testimonia l’ex titolare di un altro servizio “Luxury Limousine” sempre a Milano: “Ho venduto l’azienda – ci risponde chiedendo di non riportare il suo nome -. Si lo facevamo soprattutto per gli addii al nubilato ma molti anni fa (il boom c’è stato fra il 2012 e il 2018, ndr). Poi abbiamo smesso. Perché spesso era complicato trovare le ragazze. Adesso non so se lo fanno ancora”.

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Al nuovo numero che ci ha fornito l’ex proprietario dell’azienda non risponde nessuno. E sul sito della nuova gestione del servizio a Milano nella sezione italiana attualmente non si fa cenno al body sushi in limousine. Che appare invece nella sezione in inglese ma del 2019 dove si leggeva: “Regalati una serata esclusiva con Nyotaimori, l’antica arte giapponese di servire sushi e sashimi su un corpo nudo maschile o femminile”. In questo caso il vassoio poteva essere anche quello di un uomo.

Abbiamo contattato anche un altro ristorante giapponese di Brescia con lo stesso nome, Yoshi, di quello aperto a Roma dieci anni fa, il primo nella Capitale a offrire il Nyotaimori o Body sushi o Naked sushi con regole precise e rigorose: igiene garantita e divieto assoluto di toccare la donna nuda. “No, noi non lo facciamo affatto e non sappiamo nulla di questa storia della Sardegna” si limita a rispondere frettolosamente una dipendente del locale bresciano.

L’omonimo ristorante romano non esiste più. Ha chiuso come un po’ tutti gli altri che proponevano quella che veniva definita “un’arte” ma che proprio tale non è. Come aveva tenuto a sottolineare all’epoca  dell’apertura del ristorante l’ambasciata giapponese in Italia con una lettera: “E’ stata divulgata a fini commerciali la leggenda metropolitana che servire pietanze di sushi o sashimi sul corpo di donne nude rientri nella cultura giapponese e tale convinzione è tuttora diffusa in alcuni Paesi esteri. Tuttavia non c’è assolutamente alcuna relazione con la tradizione e la cultura giapponesi. I comuni cittadini dotati di buon senso non hanno mai assistito a queste modalità di presentazione delle pietanze. Qualora ci fossero in Giappone persone che influenzate dalle suddette leggende metropolitane diffuse all’estero si dedicassero a tali attività verrebbero tacciate di deviare dal senso comune e le autorità sanitarie e di polizia competenti chiederebbero conto di tali comportamenti”. (Fonte).

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