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Dramma Bruce Willis, si ritira dal cinema dopo la diagnosi di “afasia”: cos’è e chi colpisce

Bruce Willis è affetto da afasia, la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio, ed è quindi costretto ad abbandonare la recitazione. Lo ha rivelato lo stesso attore, 67 anni. con un post su social media. Willis, ex marito di Demi Moore, ha raggiunto la notorietà interpretando John McClane nel film Trappola di cristallo (1988), primo capitolo della serie cinematografica Die Hard.

Prima che gli fosse stata diagnosticata l’afasia, Bruce Willis fu coinvolto in alcuni incidenti su set. Lo scrive il New York Post secondo cui l’attore, 67 anni, avrebbe sparato usando per errore una pistola carica con proiettili veri invece che a salve. Inoltre lo scorso anno aveva manifestato segni di confusione chiedendosi cosa stesse facendo sul set. La star di Pulp Fiction avrebbe anche fatto fatica a ricordare le parole durante le riprese e la produzione suggeriva con un apparecchio chiamato ‘earwig’, simile ad un auricolare. Willis è stato costretto ad abbandonare le scene a causa della sua malattia. L’afasia è un disturbo che causa la perdita della capacita’ di comporre o comprendere il linguaggio, ed e’ quindi costretto ad abbandonare la recitazione.

Si calcola che in Italia circa 120mila persone siano colpite ogni anno da ictus. E di queste, almeno 15.000 hanno ancora importanti disturbi del linguaggio dopo un anno. Attualmente, il numero di persone con afasia, la condizione che ha spinto al ritiro dalla professione Bruce Willis, a seguito a malattie cerebrovascolari si aggira intorno a 150.000; a queste si debbono aggiungere le persone che presentano disturbi del linguaggio per altre patologie. L’afasia viene definita come una perdita parziale o totale di processi necessari alla comprensione e produzione del linguaggio (sia scritto che orale) a causa di “un danno focale cerebrale che spesso riguarda l’emisfero dominante, il sinistro”.

A fare il punto è la Fli, la Federazione dei Logopedisti, che spiega proprio come sia centrale il ruolo del logopedista. Il trattamento logopedico deve essere però protratto e intenso. Una ricerca condotta sui servizi di riabilitazione in Italia secondo la Fli “ha purtroppo messo in evidenza che molto raramente il servizio risponde alle richieste di intensità e durata necessarie ad ottenere un risultato significativo”. “L’ictus è la principale causa di afasia – spiega Tiziana Rossetto, presidente Fli -. L’incidenza varia secondo gli studi da 21 a 38%. La seconda causa è il trauma encefalico (11%), la terza sono i tumori encefalici (3,8%). Difficile comprendere la causa di afasia per Bruce Willis. Se non vi sono stati traumi o ictus, è facile che si tratti di una forma involutiva che colpisce il linguaggio”.

“Il disturbo – aggiunge – si presenta non solo nella sua caratteristica di perdita parziale o totale di comprensione e produzione del linguaggio scritto e orale, ma anche nella capacità di utilizzare lo stesso in diversi contesti. La persona può presentare un linguaggio ridondante, non pertinente, poco focalizzato sul tema principale, andando così a inficiare quella che è la ‘efficacia comunicativa’ e spesso a compromettere le relazioni sociali”. Un buon recupero dipende da diverse variabili: “l’età, il sesso, la scolarità, seppur non determinanti, vanno presi in considerazione – conclude Rossetto -. Altri aspetti, come la motivazione e la presenza di una rete sociale di supporto”. 

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