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Subisce molestie via web. Lo sfogo/intervista della 19enne studentessa palermitana Giorgia Arista

Da anni lo scambio di foto intime è diventato una quotidianità. Stando ad uno studio sulla sicurezza online del 2014, almeno il 49% di persone, tra i 15 e i 50 anni, hanno una foto di nudo sul cellulare( ricevuta o spedita). Con la pandemia la percentuale è cresciuta esponenzialmente. Solo che certe volte le foto non sono desiderate e si va quasi a raggiungere i contorni della molestia psicologica. Una sorta di sexting non voluto, come quello di Giorgia.

“Quasi tutte le ragazze che conosco hanno ricevuto almeno una volta nella loro vita foto di genitali e peni”, ci dice Giorgia Arista, giovane ragazza che da anni è tormentata da questo fenomeno. All’eta di soli 16 anni la giovane palermitana riceve la prima foto indesiderata. Da lì in poi con costanza le arrivano video e foto di nudo, peni e testicoli nella chat dei social, in primis su Instagram. Oggi, con la consapevolezza dei suoi 19 anni, cerca di aiutare le altre ragazze, soprattutto minorenni, a far capire che la colpa non è loro e non devono sentirsi sporche per un gesto voluto da altre persone. “Il fatto che io sia carina, avvenente, simpatica, buffa non dà il diritto di compiere questo gesto. E come quando si dice che la violenza se l’è cercata perché aveva la minigonna”, così attacca con ferocia la 19enne.

Giorno 2 gennaio, dopo l’ennesima foto ricevuta, Giorgia decide di scrivere un post su Facebook

“Potete immaginare con cosa mi sono svegliata questa mattina. Mentre le persone continuano a riderci su a me viene da vomitare e mi fa schifo. Se mandi queste foto a ragazzine che non ti conoscono e che non te l’hanno chiesto, sei solo un malato del cazzo”.

Molestie via web. Le foto

Da lì abbiamo deciso di contattare Giorgia.

Molestie via Web. L’intervista a Giorgia Arista

Giorgia, da quanto tempo riceve foto e video di questo tipo? 

Da circa 3 anni. Avevo 16 anni la prima volta che mi è successo. Mi sono sentita male, quasi come se la colpa fosse stata mia. 

È un fenomeno che accade a molte donne?

Sì. Con tutte le ragazze con cui ho parlato è accaduto. Solo che molte giovani donne, soprattutto minorenni, se ne vergognano e non lo dicono.

Chi sono coloro che inviano queste foto? 

Il 90% sono account fake. Molti di loro sono pure padri di famiglia, che hanno il doppio della mia età. Le foto che mi inviano certe volte sono loro, ma la maggior parte delle volte sono di altre persone.

Oggi quando riceve un messaggio del genere come si comporta?

In maniera diversa rispetto ai miei 16 anni. Mi arrabbio e litigo con la persona. Di certo non mi sto zitta, dopo l’account fake mi blocca.

Di questa situazione ne parla con i suoi genitori?

Da sempre. Fin dal primo momento. Sono spaventati, ma felici di come io affronto a viso aperto il problema.

Ha mai pensato di abbandonare i social?

Sì, ogni giorno. Ma non la do vinta facilmente.

Lei cerca di aiutare le altre ragazze che cadono in questo fenomeno, e se sì come?

Quando leggo storie simile alla mia, le contatto. Dico che non sono sole. Molte volte rubano le foto dai profili social di alcune ragazze e le mettono su dei gruppi Telegram. Un giorno mi piacerebbe entrare in un’associazione con altre donne per aiutare tutte le vittime come me.

Una battaglia invisibile

La storia di Giorgia è sola una goccia nell’infinito mare di casi del genere.

(Foto da Vice)

Ad oggi non esiste una legge che tuteli le ragazze da questo reato. Secondo i giudici supremi, non può essere imputato per il reato di molestie chi invia foto hot tramite un servizio di messaggistica istantanea. Questo perché la  molestia per come descritta dal codice penale, scatta solo quando qualcuno disturba un’altra persona in un luogo pubblico o con il telefono. Quindi, sebbene il gesto sia sbagliato, attualmente non esiste una pena per tutte le persone che tormentano Giorgia e tante altre ragazze come lei.  


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”