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Università, per accedere bisognerà essere vaccinati: l’ipotesi della ministra Messa

Per accedere all’Università “direi che teniamo il green pass che finora ha funzionato e che credo che continuerà a funzionare”. Lo ha detto la ministra per l’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa, a margine della sua visita al salone Orientamenti, in corso a Genova, rispondendo ai cronisti sulla possibilità di restringere l’accesso all’Università solo ai vaccinati. Per la ministra, “bisogna fare cambiamenti nel caso in cui aumenti il contagio, e soprattutto i ricoveri, perché è la cosa più grave e severa. Ma su questo valutiamo la terza dose e altri metodi”.

“L’orientamento è uno degli elementi fondamentali su cui puntiamo sia per la scuola che per l’Università. Ma è da ristudiare perché non è un orientamento semplicemente per dire ai ragazzi il panorama delle possibilità, ma significa aiutarli a scegliere, che è una cosa completamente diversa da dirgli che cosa c’è”. È necessario quindi “trovare dei meccanismi per cui i ragazzi si sappiano valutare, abbiano dei test di autovalutazione e anche un’idea per scegliere che sia molto forte”.


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In questo senso, l’Università “deve cambiare in termini di offerta – ha detto Messa – con un’offerta che sia più vicina alla domanda del mondo del lavoro: in questo momento c’è un disallineamento e bisogna recuperare questo gap. Bisogna offrire corsi innovativi che sappiamo incontrare gli interessi e le capacità di studio delle nuove generazioni, che hanno un modo di apprendimento diverso e bisogna andare incontro a questo”.

“Nel mondo della ricerca, sebbene il bilancio non sia a favore dell’Italia, siamo riusciti, anche con le chiamate dirette, a far rientrare i ricercatori. Nel mondo del lavoro perdiamo queste competenze per la scarsa valorizzazione. Uno dei compiti che ha il governo è convincere il mondo del lavoro, dell’impresa, del sociale a valorizzare le competenze, anche da un punto di vista economico”, ha aggiunto Messa.

“Per la ricerca stiamo dando una forte concretezza a discorsi che sono stati fatti per anni. Stiamo bandendo 6 miliardi del PNRR per formare la ricerca di filiera che lega il mondo dell’Accademia, degli enti di ricerca, dell’impresa verso determinati obiettivi, filiere capaci di competere con il resto del mondo, di creare nuove opportunità, spin off, start-up, di dare vivacità al sistema e prodotti per il territorio che servono a tutti. È un’assoluta novità, stiamo chiedendo al mondo scientifico di fare qualcosa che non è mai stato fatto. Questo porta fermento e discussione. Abbiamo poi valorizzato la ricerca fondamentale, quella che non ha uno scopo così immediato ma i cui effetti si vedranno negli anni. Per questo usiamo sia fondi del recovery plan per circa 2 miliardi di euro sia legge di bilancio, con Fondi che prima non esistevano: il Fondo italiano per la scienza che tra tre anni arriverà a 250 milioni di euro e il Fondo italiano per le scienze applicate che tra quattro anni arriverà a 250 milioni”, ha concluso il ministro. 

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