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La NON-evoluzione dell’uomo

Chiedi a un uomo quanto vale la sua vita e inizierà a parlarti di ciò che possiede.

L’uomo è uno dei mammiferi contraddistinto dallo sviluppo eccedente del cervello e delle sue funzioni psichiche. Infatti, è stato spesso definito come essere superiore. Cosa aspettarsi allora da uno dei più avanzati modelli biologici? Quale speranza è giusto riporre nelle gesta della macchina perfetta?

L’uomo e le altre specie

La storia insegna, e chi più avanti di me con l’età può sicuramente confermarlo, che il processo evolutivo è una sequenza di passi che portano al miglioramento. Precursore del desiderato progresso e da qui la parola evoluzione. La tecnologia, la scienza, la balistica, la meccanica, l’idraulica, l’elettricità, la robotica, l’industria, sono tutte attività che nel corso dei secoli sono rimaste fedeli al protocollo evolutivo.

Persino tutte le specie animali si sono impegnate a modificare il loro DNA, convergendo nel fine dell’adattabilità, della sopravvivenza, dello sviluppo di capacità cognitive e fisiche.

Tutte le specie animali, tranne l’uomo. L’uomo è rimasto lo stesso di mille anni fa, è cambiato il contorno. Se si confronta questa staticità umana con la dinamicità del contorno, si evince che è l’uomo a dettare le regole e i ritmi di questo pianeta, e tutto ciò che esiste, esiste in sua funzione.

Gli animali devono evolversi per sopravvivere all’uomo, il predatore e il carnefice più temuto, o ancora, per sopravvivere all’ambiente modificato dall’uomo. Le piante devono evolversi per contrastare ciò che l’uomo produce.

L’uomo e il progresso

Il progresso scientifico è incanalato dall’uomo in base alle sue esigenze e alle sue fantasie, e così quello tecnologico, cibernetico, industriale, meccanico e così via. Dunque, la forma di vita più intelligente del pianeta Terra tira le redini di quest’ultimo, induce il progresso di quello che gli sta attorno, lo guida e lo realizza.

Tutto ciò non può che essere considerato con un’ottica positiva, se non fosse che l’altra faccia della medaglia è incrostata da tutto il marcio del progresso uomo-indotto. L’inquinamento dell’aria e dei mari, il riscaldamento globale, la lenta distruzione dell’habitat polare come conseguenza dello scioglimento dei ghiacciai, la deforestazione, il bracconaggio, gli incendi, l’anidride carbonica, le epidemie, il cemento asfissiante, la plastica, il petrolio. Sono solo degli esempi per far comprendere al lettore tutto il male che l’uomo trafigge al suolo che calpesta, all’aria che respira e ai mari che lo nutrono.

Quale animale distruggerebbe se stesso?

Quale animale distruggerebbe il suo habitat naturale? Ma soprattutto, quale animale distruggerebbe sé stesso? Perché alla fine, bistrattare in questo modo una natura indulgente, accogliente e generosa, è analogo a distruggere sé stessi.

Ebbene, descrivere l’uomo come la forma di vita più intelligente su questo pianeta, caro lettore, è un presupposto troppo spinto e azzardato.

Dunque, nelle righe precedenti mi riferivo pressoché a questo. L’uomo, nobile davanti e misero dietro, avanza il progresso del contorno ma sbriciola le fondamenta che per anni hanno retto un peso di compressione sempre più gravoso. Tutto questo al prezzo della sua stessa vita. In fondo è sempre stato così. Da qui la mia deduzione della non-evoluzione dell’uomo. L’unica differenza sono i mezzi con la quale questo scempio viene adoperato, mezzi nati dal progresso uomo-indotto, quindi, adesso ci vuole, l’uomo produce i suoi stessi mezzi di distruzione.

Se il lettore prova a ragionare su quanto detto, dopo l’amaro riso di compassione per la sua stessa specie, si chiederà inevitabilmente il motivo per cui l’uomo, possedendo così tanti mezzi, non cerca nel progresso uno sviluppo a trecentosessanta gradi.

O meglio, il lettore può interrogarsi sul perché il progresso uomo-indotto non mira al miglioramento del suo ecosistema e ha soltanto lo scopo di migliorare lo stile di vita, inteso come agi a sua disposizione e non come benessere sociale, culturale e soprattutto naturale.

Per trovare una risposta a queste domande è necessario fare riferimento a una parola che racchiude quanto di più antico è allignato nella mente di un uomo. Ebbene caro lettore, la causa di tutto questo putrefatto cammino, che erroneamente viene indicato con il termine civilizzazione, è il potere.

L’uomo e il potere

Quando un uomo aspira al potere è disposto a tutto pur di raggiungerlo. Annullando qualsiasi forma d’etica, di empatia, o di solidarietà. Per farla breve, l’uomo taglia il braccio a colui che tende la mano per chiedere aiuto. Ignora di essere in debito con la terra, continuando a esaurirla per arricchirsi.

Ecco, alla fine, al centro di tutto ci sta la ricchezza, il denaro, la banconota. Tutto gira attorno ai numeri.

Chiedi a un uomo quanto vale la sua vita e inizierà a parlarti di ciò che possiede.

Queste righe hanno lo scopo di far riflettere. E il mio appello non può che essere rivolto ai giovani, miei coetanei. Credo in voi, anzi, credo in noi, e a quanto di più sincero siamo disposti a fare per virare la direzione di questi tempi. Credo nel progresso come risultato di un cambio di mentalità e di modus operandi. Vorrei che noi tutti non pensassimo al potere e alla ricchezza. Anzi vorrei che il potere e la ricchezza fossero impiegati per costruire un mondo migliore. Un mondo degno della nostra specie, così evoluta e intelligente.


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A proposito dell'autore

Nato a Palermo nel 97. È uno studente e Consigliere Corso di Studi della facoltà di fisioterapia a Unipa. Ha conseguito il diploma all’Istituto Tecnico per Geometri di Termini Imerese. La scrittura è la sua più grande passione. In merito a ciò ha pubblicato collaborazioni poetiche con poeti noti nel panorama Italiano.