Home

L’ingegnere palermitano che ha rivoluzionato la coltivazione nel Sahara


In pieno Sahara algerino, precisamente nel campo profughi di Auserd, sotto la giurisdizione della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi, tribù arabo-berbere del deserto, una ricerca innovativa ha permesso di coltivare lattuga utilizzando appena 5.000 litri di acqua contro i 300.000 necessari in presenza di una fonte idrica adeguata. Si tratta del progetto “Un orto nel deserto”, guidato dall’ingegnere e imprenditore palermitano Pasquale Musacchia, che ha creato un sistema di coltivazione innovativo applicando la tecnica idroponica alla sabbia del deserto, utilizzando letame di cammello, capre e pollina per fertilizzare la sabbia, e recuperando l’acqua utilizzata per il ciclo di irrigazione per riutilizzarla. Il progetto ha permesso di fornire lattuga alle popolazioni locali e ha l’obiettivo di creare altre cinque serre nei campi profughi circostanti. Le tribù Saharawi sono state costrette a fuggire dal Sahara Occidentale dopo l’invasione delle truppe marocchine negli anni ’70 e sono divise in 5 campi profughi, con una popolazione complessiva di circa 200.000 persone.+

Musacchia ha lavorato in Africa in diverse attività imprenditoriali, tra cui la costruzione di banchi da scuola per il governo ivoriano e la realizzazione di pannelli fotovoltaici. Grazie alle sue esperienze, è riuscito a sviluppare una soluzione innovativa per la coltivazione in un’area desertica in cui l’acqua è un bene raro. Il progetto è stato finanziato con 50.000 euro donati in parte alla Chiesa Valdese attraverso l’otto per mille e ha avuto il supporto dell’ONG Luciano Lama, presieduta dal professor Michele Sabatino.

Musacchia ha applicato la tecnica idroponica, che consiste nella coltivazione delle piante in soluzioni acquose di sali nutritivi, ma ha utilizzato la sabbia del deserto al posto del polistirolo o di altri materiali. La sabbia è stata resa fertile utilizzando letame di cammello, capre e pollina, e le vasche impermeabili sono state riempite con questa sabbia fertilizzata. L’acqua utilizzata per l’irrigazione delle piante viene recuperata e rimessa in circolo, permettendo di utilizzare solo 5.000 litri d’acqua invece dei 300.000 necessari con altre tecniche di coltivazione.

Il progetto “Un orto nel deserto” ha l’obiettivo di migliorare la vita delle tribù Saharawi, che vivono in condizioni difficili e spesso non hanno accesso a cibo fresco e sano. Musacchia ha già regalato i primi prodotti alle comunità locali e sta cercando di esportare le serre e gli orti, oltre a fornire formazione per permettere alle tribù Saharawi di assimilare tecniche di coltura e cura delle piante che permettano di commercializzare i prodotti locali. Musacchia ha dichiarato che questa esperienza gli ha insegnato che anche dal deserto si possono tirare fuori dei gioielli.

Il pranzo della domenica in Sicilia: un’immersione nella cultura culinaria locale

PALERMO: ecco l’opportunità di lavoro che stavi cercando! Ferrovie e Italferr assumono, scopri i dettagli.

Muffuletta siciliana superstar, per la CNN è uno dei panini più buoni del mondo

Condividi

Post correlati

A proposito dell'autore

Younipa è l'autore generico utilizzato per le comunicazioni di servizio, i post generici e la moderazione dei commenti.