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Parigi, impacchettato l’Arco di Trionfo: arte o spreco?

Et voilà, les jeux sont fait. Da oggi, 18 settembre, fino al 3 ottobre, sarà visibile a Parigi l’opera postuma di Christo et Jeanne-Claude: “L’Arco di Trionfo impacchettato

L’Arc de Triomphe empaqueté

Dopo circa 2 mesi di lavori, uno dei monumenti simbolo della capitale francese, l’Arc de triomphe, voluto fortemente da Napoleone Bonaparte, è stato totalmente impacchettato. 25.000 metri quadrati di tessuto in polipropilene riciclabile di color blu argento e 3.000 metri di corda rossa ricoprono interamente “L’Arc de Triomphe empaqueté”, questo il titolo originale dell’incredibile progetto la cui ideazione risale a 60 anni fa.

L’opera postuma di Christo

Il progetto è stato voluto dalla coppia di artisti Christo Yavachev e Jeanne-Claude Denat de Guillebon, scomparsi tra il 2019 e il 2020, che hanno segnato per sempre la storia dell’arte contemporanea in Europa e nel mondo. Tra i più importanti esponenti della Land Art, che si esprime con l’intervento diretto dell’artista nella natura e sulla natura, entrambi sono famosi soprattutto per le loro “impacchettature” di monumenti, edifici, ponti con imballaggi di tessuto. “Sarà come un oggetto vivente che si animerà nel vento e rifletterà la luce. Le pieghe si muoveranno, la superficie del monumento diventerà sensuale. Le persone avranno voglia di toccare l’Arco di Trionfo“: con queste parole Christo raccontava il suo progetto parigino.


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La realizzazione

Dopo la sua morte, i collaboratori di Christo hanno detto di sentirsi in dovere di portare a termine l’opera che lui, insieme alla moglie, aveva progettato nei minimi dettagli. Il progetto, è così passato nelle mani di Vladimir, nipote dell’artista nonché supervisore: “Christo mi ha fatto promettere che l’avrei finito“. E ogni promessa è debito.

Arco di Trionfo impacchettato: quanto è costato?

Per realizzare l’opera ci sono voluti 14 milioni di euro, pagati interamente con i ricavi della vendita di studi preparatori, disegni, collage, modelli in scala, opere degli anni ’50 e ’60 e litografie di altri lavori. Nessun finanziamento pubblico dunque. Nonostante tale precisazione, molti si chiedono se tutto questo, soprattutto in un periodo come questo, in cui gli effetti della pandemia sono ancora importanti, non sia soltanto un enorme spreco. Altri, invece, sostengono che non possa esserci regalo più grande per la città di Parigi (letteralmente!) e non solo, certi che l’opera resterà per sempre nella storia.

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A proposito dell'autore

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.