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Università: Tasso di crescita dei casi positivi in Sicilia mai così alto. Lo studio

Con l’impegnate della curva dei contagi covid riparte anche il monitoraggio dell’epidemia.

Per molti il teorema diventa quello che la crescita dei casi di Covid è in realtà determinata solo dal numero maggiore di controlli e non da una diffusione più intensa della malattia. In alcune regioni questo è vero, ma in altre, come la Sicilia, le cose non stanno così. Anzi, proprio nell’Isola, non solo la crescita dell’epidemia è maggiore rispetto a quella nazionale, ma anche – addirittura – rispetto alla Campania. In Sicilia, inoltre, è maggiore anche l’indice Rt ed è tra i più alti del Paese: ogni positivo infatti contagia mediamente quasi una persona e mezza.

I dati emergono da un modello statistico messo a punto da un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’università di Palermo, che ha l’obiettivo di analizzare l’andamento della malattia e che sfrutta anche un indicatore nuovo: la percentuale reale di contagiati rispetto ai tamponi effettuato ogni giorno. Indicatore più preciso del semplice numero dei casi positivi.

Le caratteristiche del modello

Il gruppo di studiosi è composto da Vito Muggeo, Andrea Consiglio, Mariano Porcu (dell’Università di Cagliari), Gianluca Sottile, Vincenzo Giuseppe Genova e Giorgio Bertolazzi. Il gruppo ha deciso di divulgare quotidianamente i dati, basandosi su quelli forniti dalla Protezione civile, e di renderli accessibili a tutti a questo link.

Secondo i ricercatori, “il numero dei nuovi casi positivi” che ogni giorno finisce nei titoli di giornali e TG, “è la grandezza meno appropriata per fare un confronto con i primi mesi della pandemia”. Oggi infatti vengono sottoposte a tampone molte più persone che a marzo e aprile. In quest’ottica, tra i dati è stato inserito un Rt “aggiustato“, che tiene conto proprio del numero maggiore di tamponi. Viene inoltre analizzata anche la situazione dei ricoveri e segnalata la data di riapertura delle scuole, punto in cui in tutti i grafici la situazione peggiora e le curve segnano una nuova crescita verso l’alto.

Sul sito, c’è un grafico in cui vengono messe a confronto tutte le regioni d’Italia, considerando però i “casi testati”, eliminando cioè i tamponi che vengono fatti allo stesso positivo. La Sicilia al momento si trova esattamente a metà del grafico e quasi perfettamente allineata con il dato nazionale: i casi positivi sul numero di tamponi effettuati sono del 11,7%, mentre in Italia la percentuale è l’11,8. La situazione più critica è quella della Valle d’Aosta (36,2%) e quella meno preoccupante è quella della Calabria (4%).

In tutti i grafici è stato introdotto come dato temporale la riapertura delle scuole. Pochi giorni dopo – il tempo necessario all’incubazione del virus – tutte le curve segnano un nuovo trend verso l’alto. I ricercatori precisano che non è necessariamente la scuola in sé a determinare la crescita dell’epidemia, ma tutti i movimenti che si generano attorno ad essa, come per esempio l’utilizzo del trasporto pubblico.

In Sicilia crescita record

In base al modello elaborato, il tasso di crescita dei casi positivi in Sicilia – se si esclude il periodo tra febbraio e marzo – non è mai stato così alto: 9,24%. Considerando che tra fine marzo e fine aprile, in pieno blocco, era -3,68 il dato risulta realmente preoccupante. E lo stesso vale per l’indice Rt: oggi ogni positivo contagia mediamente quasi una persona e mezza. Tra marzo e aprile l’Rt era 0,83. Se si guarda al numero dei positivi in rapporto a quello dei tamponi, la situazione viene ridimensionata, ma proprio di poco. Non va meglio se si guarda ai dati sui ricoveri. I posti occupati oggi sono quasi gli stessi della fase più acuta dell’emergenza.
Sul sito creato dal gruppo di ricercatori oltre ai dati siciliani, si possono trovare quelli nazionali e di altre sette regioni: Campania, Veneto, Lombardia, Sardegna, Lazio, Piemonte, Puglia. Guardando alla situazione complessiva del Paese, il tasso di crescita dei positivi è del 10,33% e l’Rt di 1,52. Ma è quando si considerano i dati “aggiustati”, ovvero quelli relativi ai positivi rispetto al numero di tamponi, che la situazione fa diventare peggiore il caso della Sicilia. Il tasso di crescita diventa infatti del 7,52% e l’Rt arriva a 1,37.
Confrontando i dati dell’Isola con quelli della Campania viene fuori che in Sicilia l’epidemia cammina più velocemente. La Campania è messa peggio della Sicilia solo in relazione ai ricoveri, il cui tasso di crescita è quasi doppio.

I primati della Lombardia


La situazione più preoccupante rimane quella della Lombardia, che è più grave di quella siciliana e delle altre regioni italiane. Il tasso di crescita della malattia è attualmente del 14,90%, simile a quello registrato nel picco della pandemia, tra febbraio e marzo, che era il 14,95 e l’Rt “aggiustato” è di 1,57 (era 2,03 tra febbraio e marzo). In Lombardia poi i ricoveri non sono mai cresciuti tanto come oggi: il tasso è infatti del 12,33%, mentre a marzo era del 6,73.

Sardegna, la fu covid free

La Sardegna è passata da Regione “Covid free” per eccellenza, a luogo in cui a fine estate si è dovuto fare i conti con il virus. Oggi il tasso di crescita è del 4,11% a fronte del -5,31 tra marzo e luglio scorso. Comunque quasi la metà di quello siciliano, con un Rt “aggiustato” di 1,15. Statistiche nettamente migliori della Sicilia, fatta eccezione per i ricoveri, che in Sardegna crescono attualmente del 4,36%.Insomma, una situazione allarmante da qualsiasi lato la di guardi.
Però risulta essere molto interessante questa lettura del gruppo di studiosi dell’ateneo palermitano. Vedremo insieme gli sviluppi.

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