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E se i Ferragnez scendessero in politica? Ecco cosa dicono degli studi

Ddl Zan, sostegno ai malati Covid, battaglie contro la misoginia e la xenofobia. Tutti questi continuano ad essere i temi al centro per i Ferragnez, pseudonimo della coppia formata da Fedez e Chiara Ferragni. I due insieme hanno più di 30 milioni di followers sui social, che in modo appassionato seguono le loro vicende e loro battaglie, in cui molti si specchiano e si ritrovano.

Ancora adesso si sentono gli strascichi di ciò che è successo sul palco del Primo Maggio tra Fedez e la Lega. E in seguito tra Fedez e la Rai. La vicenda ha infuocato il dibattito pubblico e pone ancora di più l’accento sulla funzione politica che i Ferragnez hanno all’interno del dibattito pubblico, creando opinione e discussione.

Ad un’analisi accurata sul profilo politico e semiotico che hanno per l’Italia e gli italiani la coppia social si sono interessati sia quotidiani nazionali, come Il Foglio, e internazionali, come il Financial Times.

“Insomma se i Ferragnez si candidassero, non sarebbe davvero difficile ipotizzare un successo al comune di Milano, per cui si vota quest’anno, o nella disastrata Regione Lombardia (2023). E chissà col voto nazionale. Ma sono, appunto, scenari fantasiosi. Instagram è un conto. La realtà è un altro. E parlare ai follower da Citylife una cosa, un contraddittorio televisivo un’altra”. Queste sono le parole di Michele Masneri, firma del Il Foglio.

Inoltre Il Foglio in quella analisi, uscita il 7 aprile, ovvero prima dei fatti del Primo Maggio, ipotizzava: “Al Foglio risulta che da mesi stanno selezionando, nella massima riservatezza, dei giovani consulenti politici, a sostegno di questa attività. Collaboratori parlamentari. Ma anche esperti di comunicazione politica digitale“.


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E se i Ferragnez scendessero in politica?

La coppia Fedez e Chiara Ferragni si sarebbe già smossa per capire cosa percepisse il pubblico su una loro “discesa in campo”, termine di berlusconiana memoria. Ad evidenziare un legame tra politica e Ferragnez sarebbe anche il Financial Times. Il quotidiano internazionale, infatti, ha dedicato una sua paginata in merito.

“Ferragni e Fedez sono già posizionati su un lato del divario che sta lacerando il Paese. Fedez è emerso come un critico di Salvini, attaccandolo su Twitter per dichiarazioni razziste e xenofobe”, scriveva una giornalista del FT. “Certamente, la Ferragni è parte di una storia mediatica globale che riguarda le influencer, giovani donne che assaltano le barricate. Ma, che piaccia o che si disprezzi, Ferragni è anche innegabilmente parte dei piccoli germogli verdi del rinnovamento italiano”, dice ancora l’articolo del FT.

Inoltre ad interessarsi al tema ci sono anche dei sondaggisti. Lorenzo Pregliasco, giovane co-fondatore di YouTrend e Quorum, sempre sul Foglio, usa il termine “Netflix Politics” e lo collega ai Ferragnez. “L’aspetto più paradossale e interessante è che il grande riscontro degli influencer arriva proprio nel momento della auto-proclamata fine dell’uno-vale-uno, e con il ritorno alla competenza. Quindi chi sosteneva la competenza è invece pronto ad abbracciare cantanti e artisti che parlano di vaccini, clima, omofobia, basta che la pensino come loro”.

Pregliasco chiude con un avvertimento e con un consiglio. “La politica-Netflix parla al suo pubblico, insomma, e per il suo pubblico a volte è l’unico contatto con la politicasono persone che magari altrimenti ne sarebbero fuori, che non guardano i talk-show. Gli influncer devono esporsi in modo qualificato. C’è sicuramente un elemento di spontaneità che è positivoma allo stesso tempo possono non essere del tutto attrezzati. Dall’altra parte ci aspettiamo che la politica prenderà in prestito sempre più il linguaggio degli influencer“. Dall’entourage di Fedez è arrivata comunque la smentita: “Nessun interesse”. Ma si aggiunge: “Se diciamo che hanno parlato di politica con vari personaggi, questo sicuramente sì”.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”