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Esami all’università: il prof. può obbligare a comprare il libro?

C’è una pratica sempre più diffusa all’interno delle università. Una pratica coercitiva a cui, spesso, non ci si può sottrarre. I “carnefici” sono quei prof. che, cimentandosi nella stesura di libri di testo e assegnandoli ai propri studenti per la preparazione dell’esame, decidono di dettare legge anche sull’acquisto del libro stesso.

Parole in italiano aulico, ben disposte durante le lunghe ore di lezione suonano più o meno così: «O vi presentate all’appello col mio libro o potete tornare con la coda tra le gambe dritti a casa».

Capita anche di leggere sulle bacheche dei docenti messaggi minatori neanche troppo velati, del tipo «all’esame è obbligatorio presentarsi con il libro di testo». Tre studenti su cinque denunciano il “caso” attraverso un sondaggio di Skuola.net.

Solo al 25 percento degli intervistati – su 1200 studenti – non è mai capitato di incontrare professori avvezzi a tale pratica. Uno su tre ammette di conoscere prof particolarmente pignoli a riguardo o di averne sentito parlare tra i corridoi delle università, mentre a uno su quattro, addirittura, è capitato più di una volta di dover abbandonare fotocopie, riassunti ed appunti a favore del libro di testo, sotto specifiche direttive del docente.

I libri, si sa, spesso e volentieri costano parecchio soprattutto se sono macigni di “sapere”. Non tutti tra affitti, tasse e spese varie possono permettersi un acquisto del genere.

Ma se il libro non c’è che succede? Pignoli sì, ma cattivi no. Nonostante le raccomandazioni ricevute prima dell’esame, infatti, il 60 percento degli studenti intervistati ammette di aver comunque ottenuto il permesso di sostenere l’esame anche con il solo ausilio di riassunti e fotocopie. Unico ostacolo da superare, l’inevitabile rimprovero del professore.

Per due su cinque, invece, la punizione è stata più dura: il 12 percento di questi è stato direttamente bocciato, mentre uno su tre è stato gentilmente invitato a lasciare l’aula e ripresentarsi al prossimo appello, libro di testo al seguito. Autoritarismo da cattedra diranno i più.

Ma è una pratica lecita? La verità ce la racconta il professor Mario Pollo. «Nessun docente universitario può pretendere che lo studente compri un libro di testo – spiega il professore, presidente del corso di scienze e tecniche psicologiche della Lumsa di Roma – quello che conta veramente è che lo studente arrivi preparato all’esame. Non importa se il candidato abbia studiato su un libro nuovo o usato, sugli appunti, stando attento a lezione o ripassando con qualcuno».

Ecco svelato l’arcano: «L’importante è che sia preparato e che lo dimostri in sede di esame. Anche perché praticamente tutte le università mettono a disposizione degli studenti biblioteche in cui si trovano tutti i libri messi in programma e presenti sul piano di studio». Unico neo? Le fotocopie illegali: «quando si va a fotocopiare un libro bisogna infatti assicurarsi che parte del costo delle fotocopie serva a pagare i diritti di autore. Altrimenti si tratta di una pratica illegale».

E voi che ne pensate? Vi è mai successo?

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A proposito dell'autore

Nata a Palermo l’8 dicembre del 1990. Da sempre, amante della poesia e dell’arte in ogni sua forma, ho deciso di assecondare la mia passione più grande: la scrittura. Un mondo, quello del giornalismo, spesso difficile e competitivo ma ciò non mi ha fermata. Mi sono laureata in “Giornalismo per uffici stampa” all’Università degli studi di Palermo lo scorso luglio. Nel 2011 arrivano le mie prime collaborazioni giornalistiche e televisive con "Cts, compagnia televisiva siciliana" e, nel novembre 2013, con "Livesicilia".

1 risposta

  1. rita

    No. Ho subito una ritorsione per aver denunciato il fatto da parte di altri colleghi del docente.
    Gli esseri umani devono essere educati alla libertà ed alla dignità. Asservire un giovane alla minaccia psicologica che si deve presentare un testo non lo induce a comprare altri testi di approfondimento, non lo stimola a diventare migliore, non lo entusiasma ma lo corrompe e gli da un esempio pessimo di viltà.
    La storia dell’università fatta da mascalzonate di basso borgo è dovuta anche al fatto che non si presentano agli esami uomini forgiati dal servizio militare o comunque da una vita severa che li abbia disciplinati ad un briciolo di amore proprio altrimenti i pugni in faccia, pur rinnegando la violenza come strumento di risoluzione dei conflitti, non glieli toglierebbe nessuno
    Ma la colpa è dello studente venduto e pusillanime che pur di ottenere dei titoli non denuncia a cielo aperto, non si unisce coi suoi colleghi e non per ridicole campagne elettorali più avvelenate di quelle politiche italiane.. ma per spirito di giustizia.
    Complimenti a chi ha portato alla luce questa farsa