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“Figlia di pu*****, ci hai portato il Covid”, madre denuncia bullismo in una scuola media

“A mia figlia hanno dato della figlia di pu*****, l’hanno accusata di aver portato il Covid in classe, nonostante non fosse l’unica contagiata, e questo nel silenzio generale di una scuola rinomata per essere un modello di accoglienza e di inclusione”. Così una madre denuncia per la figlia, che frequenta la scuola media, a Fanpage.it.

La triste storia viene da una scuola media milanese. La bimba fin da prima non aveva dei rapporti sereni con la classe e a causa del Covid sono notevolmente peggiorati. Infatti alcuni suoi compagnetti di classe hanno deciso di chiamarla untrice, come se fossimo nel 600′.

Il racconto di bullismo della madre

La madre racconta a Fanpage: “Hanno iniziato ad accusarla di tutto, oltre Covid. Dai calzini a pois alla felpa rosa, dal fatto che veste Zara all’invito a comprare abbigliamento di altre marche, possibilmente sportive”.

E inoltre la signora continua a raccontare di comportamenti orribili: “Le danno della stupida, dicono che è sporca e non si lava se si veste uguale per due giorni, Poi mia figlia si becca un bel ‘figlia di puttana’. E io inizio a incazzarmi”.

Così la madre ha deciso di rivolgersi direttamente alla massima autorità dell’Istituto, il preside: “Mi ha risposto tiepidamente sul caso. Mi ha detto che avrebbe provveduto”.

Inoltre la figlia nei giorni seguenti verrà attaccata per aver parlato con un compagnetto cinese. “La tua vita deve fare proprio schifo per parlare con una cinese”, le dicono. Da quel momento in poi la famiglia decide di trasferire la bimba in un altro istituto.

Alla fine la mamma rivela al sito: “Ritengo scandaloso quello che è successo, un episodio di bullismo pressoché impunito, con totale copertura da parte della scuola e delle madri, ma non di una scuola qualsiasi, di un posto dipinto come una sorta di giardino dell’Eden”.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”