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Università. Conviene Studiare al Nord o al Sud?

Il Rapporto sulla Condizione occupazionale dei Laureati si basa su un’indagine che riguarda 650mila laureati di 76 Atenei e analizza i risultati raggiunti nei mercati del lavoro dai laureati nel 2018, 2016 e 2014, intervistati rispettivamente ad 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.

Concentrandosi sul confronto diretto tra ripartizione geografica di conseguimento del diploma e ripartizione geografica della laurea si evidenzia che le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord. La quasi totalità dei laureati che hanno ottenuto il titolo di scuola secondaria di secondo grado al Nord ha scelto un ateneo della medesima ripartizione geografica (97,0%). I laureati del Centro rimangono nella medesima ripartizione geografica nell’87,4% dei casi; del restante 12,6% la maggioranza (ossia il 9,9%) ha optato per atenei del Nord.

Per i giovani del Sud e delle Isole che il fenomeno migratorio assume, invece, proporzioni considerevoli: il 26,5% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni. Un altro aspetto interessante riguarda i laureati provenienti dall’estero: oltre il 90% sceglie un ateneo del Centro-Nord. Posto a cento il numero di laureati che hanno conseguito il diploma in ciascuna delle tre ripartizioni, il saldo migratorio – calcolato confrontando la ripartizione geografica di conseguimento del diploma e della laurea – è pari a +21,9% al Nord, a +19,8% al Centro e a -24,3% al Sud. Pertanto, per motivi di studio, il Sud perde, al netto dei pochissimi laureati del Centro-Nord che scelgono un ateneo meridionale, quasi un quarto dei diplomati del proprio territorio.

Ponendo a confronto il contesto familiare di provenienza, si evidenzia un aumento al Nord della quota di laureati con famiglie con un solido background socio-economico e culturale (classe sociale elevata e almeno un genitore laureato), rispetto alla relativa distribuzione per diploma di scuola secondaria di secondo grado, e uno speculare calo nella ripartizione meridionale: in sostanza, nel passaggio tra il diploma e la laurea il Nord “guadagna”, a scapito del Sud, capitale umano con un retroterra culturale ed economico più favorito.

La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato negli ultimi anni un marcato miglioramento. Se nel 2009 concludeva gli studi in corso il 39,2% dei laureati, nel 2019 la percentuale raggiunge il 55,7%, in particolare il 61,0% tra i magistrali biennali, il 56,1% tra i laureati di primo livello e il 43,5% tra i magistrali a ciclo unico. Peraltro, se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso erano 15,8 laureati su cento, oggi si sono quasi dimezzati (8,1%). Si registrano differenze rilevanti con riferimento alla ripartizione geografica dell’ateneo: a parità di condizioni, rispetto a chi si laurea al Nord, chi ottiene il titolo al Centro impiega il 12,5% in più e chi si laurea al Sud o nelle Isole il 19,8% in più.

LA MOBILITÀ GEOGRAFICA PER MOTIVI DI LAVORO 

Dall’analisi combinata tra ripartizione geografica di residenza alla laurea e ripartizione geografica di lavoro, emerge una diversa mobilità tra i laureati di secondo livello del Nord, del Centro e del Sud. In particolare, nel 2019 si rileva che: 1) tra i laureati residenti al Nord, occupati a cinque anni, l’8,9% lavora al di fuori della propria ripartizione territoriale; il principale flusso di mobilità è verso l’estero (6,4%); 2) tra i laureati residenti al Centro, occupati a cinque anni, il 21,0% lavora al di fuori della propria ripartizione territoriale, prevalentemente al Nord (13,2%) e all’estero (5,7%); 3) tra i laureati residenti al Sud, occupati a cinque anni, il 44,5% lavora al di fuori della propria ripartizione territoriale; più nel dettaglio, il 27,3% lavora al Nord, il 12,1% al Centro, il 5,1% all’estero. 

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