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Università, professori e rettori turbati: “Gli studenti preferiscono la Dad alla presenza”

La Dad è uno strumento di uguaglianza o disuguaglianza? E’ questa la domanda che da mesi si pongono i docenti universitari che insieme ai propri alunni si sono adeguati alle nuove forme di fruizione disciplinare. Solo qualche settimana fa molti rettori italiani affermavano la paura che le matricole dell’anno appena concluso potessero preferire la didattica a distanza rispetto a quella classica e in presenza.

In merito a tale tematica l’accademica Michele Marzano su Repubblica aveva dato la propria opinione. Nella sua analisi la Marzano, scrittrice ed ex politica, ha fatto emergere una faccia della medaglia diversa e che molti studenti universitari condividono: l’utilità della Dad.

 “Quella di cui nessuno parla, nonostante ci mostri altri tipi di diseguaglianze e di discriminazioni che sono diminuite proprio grazie alla didattica a distanza. Certo, quest’altra faccia della medaglia riguarda per lo più l’università. Ma siccome le verità assolute non esistono e nessuno dovrebbe mai cessare di mettere in discussione i luoghi comuni, allora qualche domanda possiamo farcela. Ascoltando magari i diretti interessati”, ha scritto nel suo ragionamento.


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Professori e rettori turbati: “Gli studenti preferiscono letto e Dad alla presenza”

A tale tesi però un gruppo di professori universitari di Padova non ci sta. E proprio attraverso una lettera hanno deciso di contrattaccare l’opinione della Marzano. “Al di là di ogni discussione relativa all’efficacia e al senso della didattica in un mondo che cambia – scrivono i docenti di Padova del gruppo – quello che colpisce è il fatto che la Marzano pensa comunque che tantissime persone che non avrebbero accesso alla formazione potrebbero averlo grazie alla Dad: la didattica a distanza quindi sarebbe un utile strumento di uguaglianza“.

E aggiunge il gruppo di professori: “Ma perché non occuparsi invece di rendere effettivo il diritto allo studio con finanziamenti adeguati ai meno abbienti? Perché non potenziare gli ausili statali che aiutino chi è genitore o chi lavora e vuole studiare a poterlo fare? Perché non offrire maggiore assistenza a chi ha disabilità, o soffre di disagi psicologici, senza recluderlo in una stanza davanti a un cellulare o a uno schermo?”. La battaglia sul tema sembra che non avrà fine facile“.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”